8 Febbraio 2023

MILANO UNICA. LE MIE IMPRESSIONI DELLA GIORNATA VISTE DAL RUOLO DI SEARCHER Tra luci e anche ombre.

Dopo 1 km abbondante ,che a piedi si deve affrontare dalla stazione di RHO FIERA ,arrivo alla fiera vera e propria.

Con un collega collaboratore mi son dato appuntamento all’ingresso della hall 12.

Dopo molti anni in cui ho partecipato a Milano Unica da espositore e da collaboratore per i miei committenti, quest’anno per la prima volta sono al di là della barricata.

Anche se in passato avevo ricoperto il compito di searcher, ma mai esclusivamente, oggi mi devo dedicare alla sola ricerca.

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La fiera si apre con un piccolo tunnel dove un insieme di giochi di luce, tra l’altro molto suggestivi, ci porta all’area tendenze e sostenibilità. Le tendenze moda sono divise per temi/colore come da sempre. I tessuti esposti sono variegati ma non sempre rispecchiano il vero DNA dell’azienda espositrice.

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Molti rappresentano il cosiddetto “richiamo per le allodole” .La parte sostenibile è sempre ben più ampia a conferma dell’attenzione che Milano Unica dedica a questo settore sempre più importante e imprescindibile.

Dopo un occhiata e preso qualche annotazione su aziende “nuove “ da tenere in considerazione,  mi dirigo dentro la vera e propria fiera. Il primo padiglione è quello degli accessori..Una sbirciata veloce perché non è di interesse per il mio compito e proseguo fino alla hall 12 ovvero il padiglione di Moda In Fabrics che racchiude la maggior parte dei produttori pratesi.

Il mio collega è leggermente in ritardo e quindi ho l’occasione di girovagare tra i corridoi salutando amici imprenditori e tecnici e raccogliendo le prime impressioni.

Arrivato il mio collega, con la tappa caffè, facciamo il punto della situazione.

Individuato i clienti da visitare in base alla storicità e al prodotto da selezionare, disegnamo una sorta di itinerario map da seguire.

Il tempo stringe e decidiamo di visitare inizialmente i clienti per importanza e logica prodotto , lasciando per ultimi quegli “nuovi”e forse dividendoci nel finale.

La mattinata vola e la pausa “Imbuto pranzo” ci fa capire che dobbiamo dividerci i clienti se vogliamo portare a termine con accuratezza la ricerca.

Riusciamo insieme a visitare tutti i clienti in Moda In Fabrics, invece nella hall 20 in IDEABIELLA,ci dividiamo i clienti.

Alla fine ci ritroviamo e visto il tempo esaurito ci salutiamo dandoci appuntamento dopo l’arrivo delle migliaia di tipi e c/c ordinate sulle scelte per cernitarle.

La giornata è finita.

In treno ho il tempo di raccogliere i miei pensieri e fare le mie considerazioni nel nuovo ruolo di questa giornata.

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Per prima cosa finalmente dobbiamo dire che l’affluenza è stata davvero importante. Non si vedeva tanti clienti girare nei corridoi dal 2019.

Gli stand affollati e i rappresentanti finalmente impegnati a presentare le collezioni delle loro rappresentate

Un dato che ci permette di guardare al futuro finalmente con un sorriso, e la speranza che il peggio sia passato.

L’altro dato è anche la qualità della clientela, che si è rivelata significativa. I brand più “importanti” hanno affollato gli stand con interesse.

La clientela di Milano Unica  per natura e storicità è prettamente italiana ma si son visti anche importanti clienti stranieri europei e anche di oltreoceano che hanno portato entusiasmo tra gli imprenditori.

Mi son reso conto che i clienti che affollano le fiere hanno sempre meno tempo. Io ad esempio se fossi stato solo non sarei riuscito a visitare molti espositori che avevo in programma.

I costi sono sempre più incisivi e al massimo si può dedicare una sola giornata per fare ricerca.

Ma lo scopo della fiera è proprio quello di concentrare in una giornata il maggior numero di appuntamenti. Appuntamenti che sia per il confezionista sia per l’espositore in altro modo sarebbe impossibile da riuscire a fare in brevi tempi.

I rapporti azienda cliente hanno sempre maggiore importanza e quindi le sinergie tra le parti diventano fondamentali.

Se questi dati rappresentano le luci della fiera, le ombre purtroppo dobbiamo accreditarle al prodotto.

Specie in Moda In Fabrics gli imprenditori sembrano aver giocato in difesa nell’approntare le proprie collezioni.

Oggi , sicuramente dovuto ai costi ,il prodotto di fascia bassa sembra diventato un marchio di fabbrica .

Quello che una volta era il prodotto medio, invece ha sostituito il prodotto di fascia alta. La ricerca delle collaborazioni con i brand fast fashion dai grandi numeri è diventato l’obbiettivo primario. Il prodotto di conseguenza è costruito in base al prezzo di vendita, a scapito della ricerca, delle performance e della qualità.

Discorsi di corridoio riportavano..”se cerchi un bell’unito sicuramente riesci a trovarlo, ma l’impresa ardua è riuscire ad abbinarci una fantasia…oppure “hanno begli uniti ma le fantasie un si guardano”

In effetti gran parte delle collezioni erano imbottite di uniti, prettamente tinti pezza, miscelati tra prodotti nazionale e importazione, mascherati con qualche ricamo o stampe o una lavorazione particolare, con il tinto filo marginale, le fantasie minimaliste, qualche riga e alcuni jacquard inseriti in collezione solo per il fatto che sono in tendenza..la ricerca alla fine era concentrata sui temi colore.

Il risultato è che in alcuni casi le collezioni si presentavano pese a volte noiose da visualizzare e in altri invece un potpourri di articoli senza un vero filone logico.

Mettiamola così, a volte si aveva l’impressione che trovare l’articolo che si cercava era aver pelato ramino.

Sicuramente un dato che deve far riflettere. Ripeto non so se ciò si dovuto o voluto, forse un insieme di cose..Scelte aziendali? forse presentare più uniti porta a pensare maggiore facilità di vendita? o forse le nuove generazioni di tecnici/disegnatori non hanno dato quel valore aggiunto dei precedessori?

Insomma l’articolo “FURBO” è ancora un cult?

Costruire le collezioni non è facile e sicuramente sono molto costose, ma presentarle banali, piatte senza un filone logico ha poco senso.

Nel padiglione di Ideabiella, forse per il tipo di prodotto o per la storicità delle aziende le collezioni si presentavano più omogenee e costruite almeno con più logicità e meno poesie.

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Un altro dato da analizzare è legato alla sostenibilità.

Ormai un tema che è sempre più importante.

Devo dire che però sono rimasto molto deluso, perché se da una parte le aziende sono quasi tutte certificate ,l’impegno che esse mettono nel cercare di produrre articoli sostenibili con buoni temi moda è molto limitato.

I motivi? gli imprenditori si giustificano con la difficoltà nell’approvvigionare i materiali, e per i costi finali degli articoli che a loro dire poi spaventano i clienti portandoli a comprare di conseguenza gli articoli cosiddetti normali. Quindi perché investirci? La domanda mi sorge spontanea. Ci crediamo o non ci crediamo alla sostenibilità, perché se tutto si rapporta al solo business allora è il concetto di base che è sbagliato.

Quando si fanno i calcoli per raggiungere le percentuali minime in un articolo per poterlo certificare sostenibile allora tutto ha poco senso.

Purtroppo per i confezionisti o i brand che sono certificati trovare articoli veramente sostenibili interessanti diventa una chimera.

Si può sicuramente affermare che ancora oggi per la sostenibilità, diciamo che son più discorsi che fatti.

Speriamo che in tempi brevi si arrivi a produrre finalmente articoli sostenibili e che abbiamo interesse moda per il bene di tutti.

Naturalmente sono impressioni mie, viste con l’occhio di chi disegna le collezioni e per una vera volta da chi deve attingere da quelle collezioni. I miei pensieri sono per far riflettere o aprire un dialogo di confronto e non certo per critiche offensive. Non si può certamente generalizzare, ma se ancora la maggioranza porta a questi dati allora siamo ancora lontani da poter tornare e pensare che siamo sulla strada giusta.

Molti espositori saranno presenti anche a Premier Vision Paris. Credo che qualche cartuccia se la saranno lasciata per sparare in quella fiera, quindi vedremo e trarremo poi altre conclusioni.

S.B.

8 Novembre 2021

COMPETENZE DEL CONSULENTE,I FAKE CONSULTANTS,I FAST PROFESSIONAL,SCEGLIERE IL PROFESSIONISTA,LA GIUNGLA DEL MERCATO

Nell’economia attuale, le aziende hanno sempre più bisogno delle conoscenze di professionisti.

Spesso di più professionisti, con specializzazioni molto diverse, che lavorino in determinati casi, bene in squadra e collaborino efficacemente tra di loro.

Le loro competenze, all’interno del team sono spesso gli ingredienti segreti per il raggiungimento degli obbiettivi. Gli imprenditori di azienda, assorbiti da altri mille compiti/scadenze/preoccupazioni, perdono di vista i valori aziendali da conseguire, focalizzandosi troppo su altro. Ecco che un professionista serio e competente può riportare e legare i valori principali aziendali alla vera visione del contribuire concretamente alla crescita aziendale.

Niente di più vero…ma è veramente così?

Veniamo da un periodo storico economico flagellato da una pandemia mondiale.

I mercati sono ripartiti timidamente e gli imprenditori investono col freno a mano tirato. Qualunque uscita viene sistemata nella casella costi invece di quella a valore aggiunto. La paura di “buttare”i soldi crea un clima di forte indecisione.

Una situazione tutt’altro che rosea. Ecco che si cercano i “maghi” che ti assicurano/promettono fatturati imminenti. Le chiusure di molteplici aziende, hanno immesso sul mercato persone che si sono reinventate professionisti/consulenti purtroppo senza competenze ne un bagaglio formativo adeguato per poter intraprendere una concreta crescita delle aziende con cui entrano in collaborazione.

Le competenze, le capacità non si acquistano, possono essere trasmesse da un professionista ad un altro ed anche essere potenziate con la ricerca e lo sviluppo nel ramo. La competenza ha certamente un carattere operativo, ma implica una modalità di trasmissione e di apprendimento “propria” di quel tipo di professionista che porta con sé un certo bagaglio e che possiede uno specifico modo di intervenire sulla realtà.

L’individuazione delle competenze è un passo indispensabile nella scelta del professionista, ma purtroppo legata a fattori che ne fanno una decisione difficile.

Il professionista è portatore di un valore intrinseco ,che solo lui può trasferire. E’ il valore che distingue la sua modalità operativa da tutte quelle degli altri professionisti del ramo. Incontrare il proprio specifico valore professionale significa non dover avere più paura della concorrenza, e anzi il pensare di potere immettersi sul mercato con una cartuccia in più del proprio concorrente.Gli imprenditori oggi si trovano di fronte a una miriade di offerte di collaborazioni  che spesso destabilizzano le loro decisioni. Non si tratta più di concorrenza fatta per meritocrazia, il mercato lo si fa per il “sentito dire”, il porta a porta , la raccomandazione ,il prezzo dei servizi, il sapersi vendere e soprattutto “sull’attaccare” le competenze del presunto concorrente .Presentare un progetto valevole di essere scelto tra altri oggi è quasi una perdita di tempo..

Una volta il professionista mostrava con orgoglio i clienti con cui si collaborava.. Questo modo di fare aumentava la fiducia anche da parte di coloro che non lo conoscevano e consolidava le relazioni già presenti e lo obbliga implicitamente a trattare quel cliente con un occhio di riguardo. In tal senso la salvaguardia della qualità è già insita nella relazione tra committente e professionista.

Oggi è l’opposto ; si rischia di creare gelosie tra committenti, anche al di fuori del tipo di prodotto o di mercati. Quante volte mi son sentito dire “se lavori per lui non puoi lavorare per me”, oppure “devi lasciare lui e lavorare con me”..potrei citarne un infinità..Spesso concetti basati solo su gelosie o antipatie Ecco che la parola privacy più che a proteggere il committente serve a proteggere noi stessi professionisti. 

Per quanto mi riguarda ho sempre puntato sulle mie competenze ,e soprattutto sul mio bagaglio creativo che madre natura mi ha donato. Il mio carattere “curioso “mi ha sempre portato ha cercare nella ricerca le idee più nuove e attuabili.

Difficilmente sono sceso a compromessi e non intendo farlo.

Non mi interessa apparire “simpatico” per lavorare. Il cliente che sceglie lo Studio Azzero ,sceglie motivazione, passione, sacrificio, idee, ricerca, innovazione e soprattutto obbiettivi. Dal 2006 a oggi questa è la nostra proposta, questa è la nostra filosofia.

Purtroppo e comunque bisogna fare anche i conti con la realtà.

Tutto ciò ha portato la nascita dei “fake consultants” e dei “fast professional”, di un mercato sleale, difficile, in cui i clienti si diradano, quelli esistenti tirano sul prezzo, l’economia non gira, alcune professioni perdono appeal e costringono il professionista in parte a reinventarsi ad accettare proposte a dir poco imbarazzanti, a scendere a compromessi con imprenditori che si approfittano della situazione.

Negli ultimi tempi mi son trovato spesso a dover affrontare questa sorta di problema, a dovermi consultare con imprenditori delusi dal fake professionista che gli aveva promesso mari e monti a prezzi di saldo..Il maggior problema è ricreare una fiducia senza dover pagar le conseguenze di chi senza basi ha minato la professione..

e Allora?

e allora voglio fare un appello a tutti gli industriali..

Può sembrare banale dirlo, ma quando si decide di affidassi a un professionista, è necessario stabilire sin dall’inizio cosa si vuol fare o che progetto si vuol portare avanti. Ricordatevi che è meglio sbagliare da soli che sbagliare in due.

Scegliete bene le persone con cui collaborare. Scegliete per le competenze, i risultati, le motivazioni, il curriculum, le idee,,,

Insomma scegliete un collaboratore che sposi la vostra idea di progetto e la  accresca con la propria filosofia di lavoro.

Non fidatevi di chi parla troppo per cercare di convincervi facendovi l’elenco dei propri lavori o lodandosi della propria bravura. Un professionista serio e competente ha dalla sua le referenze, ed è attento ad ascoltare le esigenze del futuro committente.

Spesso tendete a valutare i professionisti in base al preventivo sul progetto…Non c’è cosa più sbagliata..Non fatevi ingolosire da bassi preventivi. State attenti… i preventivi troppo economici  spesso sono sinonimo di poca professionalità…. ne d’altro canto non cercate di abbassare i costi inducendo il professionista a trascurare poi dettagli durante i futuri progetti.

Ogni servizio ha un costo che varia a seconda del progetto e di chi lo deve eseguire.

Non fermarti alle raccomandazioni di amici o conoscenti, spesso sono dettate da rapporti personali, che nulla hanno che vedere con la propria analisi aziendale.

Un buon indizio è assicurarsi il preventivo legandolo a un contratto che tuteli ambo le parti..

Le strette di mano purtroppo non funzionano sul lavoro..

E` dimostrato, come una collaborazione tra azienda e uno studio di consulenza preparato, riesca a portare obiettivi superiori agli standard che questa potrebbe raggiungere in autonomia.

quindi caro imprenditore,

In questo momento di continua corsa verso l’innovazione non si può rimanere fermi e rischiare situazioni di stallo che non portano l’azienda a crescere e per far ciò se senti il bisogno di un consulente scegli bene per non perdere l’occasione di ricevere preziosi contributi da parte di persone capaci.

S:B:

26 Marzo 2021

DOBBIAMO TORNARE ALLA CULTURA TESSILE

Il commercio locale negli ultimi anni è cambiato radicalmente e ne rispecchia l’evoluzione delle dinamiche sociali.L’aumento della qualità della vita e allo stesso tempo dello stress quotidiano ha portato il modo di spendere i soldi diversamente, scegliendo il benessere della propria persona a discapito di quello che pian piano è stato considerato superfluo.Questo perché molti di noi hanno dovuto fare delle scelte.Negli ultimi 20 anni gli ingressi economici delle famiglie sono rimasti pressoché uguali, vivere dignitosamente è diventato caro e con l’avvento dell’euro le cose non sono certamente migliorate.
Chi di noi non ha mai pensato “non compro un altro cappotto perché preferisco andare a cena fuori con gli amici” oppure “ non compro quel capo firmato perché con gli stessi soldi faccio una settimana di vacanza”.Insomma se prima il sentirsi bene era dato dal vestirsi bene ,oggi il sentirsi bene è dato dal volersi bene.
La tranquillità, passare alcuni giorni in montagna o al mare, stare con gli amici, approfittare di un aperitivo ,godersi la famiglia, sorridere ,oggi sono necessità di cui nessuno vuole privarsi.
Ma la crisi dell’abbigliamento non è colpa del modo di vivere delle persone .
L’industria tessile mondiale è la maggior responsabile di questa crisi. Tutti noi addetti ai lavori abbiamo la responsabilità di esserci adeguati al sistema senza lottare.
I nostri armadi sono pieni, nessuno ha motivo, specie in questo periodo storico drammatico che stiamo vivendo ,di riempirli ulteriormente.
Il tempo a noi dedicato è sempre più ristretto. La nascita di internet , dei centri commerciali e-commerce hanno calcato l’onda.
Una volta far shopping ,andare nel negozio preferito, nel proprio centro storico, farsi consigliare dal commesso, passare un ora a provarsi capi era una gioia.
Gli street wiew, visualizzare le vetrine fa parte della ricerca che io faccio sempre ogni stagione per rendermi conto di come la società si muove e cosa richiede.
E visitando e guardando, ormai sono anni che mi pongo interrogativi..
Come fa un consumatore a essere invogliato nel comprare quando le vetrine sono piene di capi di scarsa qualità provenienti da ogni parte del mondo?…..
La nascita della grande distribuzione negli ultimi 20 anni ha immesso sempre maggiormente prodotti di bassa qualità con l’obiettivo di abbassare i costi. Ma ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia.
Se all’inizio abbiamo avuto un incremento delle vendite pian piano di conseguenza la corsa al consumismo ha saturato il mercato e in alcuni casi distrutto prodotti storici della nostra industria tessile.
Le manifatture tessili importano filati e rilavorano basi di tessuto che una volta erano il loro storico, il loro pane quotidiano. Le concorrenze oltreoceano a dir poco sleali, non permettono più , se non in casi rari ,di poter competere con certi prodotti…. Con nostalgia ripenso e ricordo i grandi cotonifici, i grandi linieri, gli storici setifici, per non parlare dei cardaioli lanieri della mia città.
I Brands non sono stati da meno.Oggi investono gran parte delle loro risorse in immagine aziendale e merchandising a scapito della qualità del prodotto.
Più di una volta mi son trovato a discutere con brands altosonanti per pochi centesimi al metro, addirittura su prodotti di bassa fascia e di importazione..Gli addetti degli uffici stile oggi impongono il prezzo del prodotto.
il capo finto purtroppo non è più basato sulla qualità del tessuto e sulla sua sartorialità ma si basa sulla etichetta ,sull’immagine, sul messaggio che l’azienda ha voluto dare al consumatore finale.
RISULTATO
il distretto tessile italiano sta morendo.
Possiamo salvarlo?…io non lo so..ma dobbiamo provarci..
Lo dobbiamo a tutti noi, perchè l’industria tessile italiana è stata il fiore all’occhiello della nostra nazione in tutto il mondo , fa parte della nostra storia ,del nostro essere ,della nostra cultura.
E proprio dalla cultura del nostro tessile che dobbiamo ripartire..
Dobbiamo tutti fare un grosso passo indietro, tornare alle nostre origini.Ripensare e credere come i nostri nonni.
Non è facile anzi..
Ma forse se ognuno fa la sua parte ,possiamo ancora farcela….
I brands,i confezionisti devono tornare a guardare alla qualità,al ricercato gusto nei tessuti, capendo gli sforzi che tutta la filiera tessile fa stagione dopo stagione per essere sempre protagonista e propositiva nei prodotti che presentano, devono cercare di proteggere il prodotto italiano, facendo ricerca e presentando le collezioni nei periodi giusti e non con anticipazioni folli che permettono agli altri di approfittare di noi stessi.
i design devono creare il prodotto non partendo dal prezzo ,ma dal gusto ,dalle materie prime, dalla sua costruzione.
le manifatture, come i terzisti ,devono investire i propri sforzi in personale professionale e qualificato, nella ricerca, stando attenti al mondo che li circonda.
Le scuole ,infine, devono tornare a formare i giovani preparandogli ,dandogli certezze ,una vera qualifica, insegnando disciplina, amore per questo mondo, e tanto sacrificio e umiltà. Coloro che adesso stanno uscendo dalle nostre famose scuole tessili sono sono ragazzi con tanta prosopopea e una gran confusione in testa.
E’ questa l’immagine da dare al consumatore finale.
La gioia di sapere che in quel negozio di quartiere trova amore, passione, ricerca ,sacrifici, sorrisi e sicuramente la voglia di vestirsi
Sono un illuso??? …forse o forse no….
S.B.
21 Febbraio 2021

“L’importanza degli esperti di tessuti nelle aziende della moda?”

LA COMPETENZA ,IL SINONIMO CHE FA PAURA:
Mi viene spontaneo chiedermi “perchè spesso non ci sono esperti di tessuti nelle aziende di moda?” Questo è preoccupante, per un settore che in stragrande maggioranza guida ,attraverso la produzione di tessuti la creazione e vendita di capi di abbigliamento.
Ultimamente molte aziende hanno comunque cominciato a introdurre esperti sulla sostenibilità, visto le molte lacune e i grandi dubbi in materia, ma soprattutto guidati da un mood che sta prendendo sempre più campo
E’ un trend positivo ma purtroppo indietro almeno di 10 anni rispetto alle esigenze ,anche se adesso la coscienza ambientalista sta trovando sempre più importanza.Scegliere un capo”green” oggi diventa quasi uno stile di vita verso una trasformazione globale.
Ma torniamo al problema..
Sono forse troppo cari?
Sono personaggi scomodi perché fanno troppe domande?
Sono troppo competenti e mettono in difficoltà una categoria imprenditoriale sempre più improvvisata?
Sono una minaccia per l’equilibrio interno dei lavoratori?
Certo non è facile ingaggiarli a poco, certo è più semplice guardare dall’altra parte, certo esiste la paura di andare oltre il proprio orticello, certo non è facile per un dirigente che ha lievi competenze comprendere il tessuto e spesso preferiscono nascondersi pensando che il prodotto finale non li rappresenti.
Purtroppo l’ascesa del consumismo della moda veloce ha portato inevitabilmente a un regressione della conoscenza del tessuto sia negli addetti sia nei fornitori.In molti hanno marciato su questa ascesa senza pensare al rovescio della medaglia ,ovvero l’impoverimento di prodotti storici nazionali a favori di prodotti scadenti di oltreoceano..
Il risultato è stato la saturazione e di conseguenza la sparizione del prodotto medio che era il pane quotidiano delle piccole e medie aziende.
In tempi di difficoltà gli esperti vengono selezionati come i “maghi dalla sfera magica” e in tempi di fortuna di nuovo accantonati..
Un errore gravissimo perché la fisarmonica aziendale pian piano si riduce sempre più.
i marchi affermati insegnano che entrare in mondo dove operano aziende agguerrite già da
tempo, con investimenti e ricerca costante non è semplice…. Un mondo dove il “nome” non
basta e per arrivare ad avere risultati ; occorre molta fatica, impegno, investimenti, ricerca,
costanza e anche fortuna, tenendo sempre ben presente che non è facile ne scontato.
Quindi altalenare l’andamento aziendale può far perdere terreno, e spazi che oggi sul mercato è quasi impossibile conquistare o riconquistare

Ricordiamoci che i tessuti sono più complicati di quanto sembra..sono una materia viva che deve essere apprezzata al tatto e alla vista..e soprattutto non sono una scienza esatta.
Ma quale vantaggi ha una azienda a ingaggiare un “esperto”
Con la loro conoscenza, il loro know-how,la loro instancabile curiosità nelle innovazioni e nella ricerca, possono apportare abilità nelle fasi di produzione, processi nuovi e più produttivi, innovazione e creatività nell’attuare le nuove collezioni, collegare l’azienda a nuovi e più adatti fornitori e collaboratori grazie a una preziosa rubrica di collegamenti industriali di svariati anni, e infine ma non ultimo il trasferire le loro conoscenze e abilità a colleghi con poca esperienza nel settore.Possono essere l’anello di congiunzione tra il prodotto e i reparti commerciali che si sa sono spesso in lotta fra loro..insomma una sinergia a 360°.

Essi andrebbero valutati per tutto ciò.
Quando decidete di usufruire dei loro servizi..abbiatene rispetto ..perchè se saprete fidarvi possono essere IL VERO VALORE AGGIUNTO alla vostra impresa

9 Febbraio 2021

Italian Craft Lab: sinergie al servizio del tessile, da Prato in Italia e nel mondo.

Non poteva che nascere a Prato, importante polo tessile e industriale, luogo di transito di creativi e stilisti per la ricerca di tipologie e soluzioni tessili di avanguardia che attingono da tradizioni e abilità antiche. Stefano Biagini e Luigi Tanini, dopo studi tessili e lunghe esperienze professionale nel settore, decidono di aprire propri studi di consulenza e design al servizio di aziende tessili.

L’unione quindi non solo fa la forza, ma crea nuove sinergie e servizi qualificati da condividere con il settore tessile-moda.

E’ un esempio Italian Craft Lab che unisce le competenze di due realtà pratesi del Design,Ten Agency e Studio Azzero con le rispettive menti creative: Luigi Tanini  e Stefano Biagini. In campo hanno messo le proprie esperienze tecniche nel disegno tessile e creazione dei tessuti per soddisfare le richieste di aziende che vogliono sviluppare collezioni di tessuti uomo, donna e bambino, prototipi di abbigliamento, arredamento e accessori,  ma hanno anche condiviso il proprio network di contatti sui mercati italiano ed estero.

Italian Craft Lab fornisce quindi ai clienti tutto quanto serve per ottenere un prodotto di successo: creatività, assistenza tecnica, supporto e logistica. Tutto rigorosamente nel rispetto del gusto e dello stile italiano, risultato di una combinazione fra heritage e modernità, eleganza e performance.  La loro attività non può prescindere oggi da una grande attenzione al mondo “green” e alla sostenibilità, offrendo una ricerca costante di materiali e soluzioni per la Confezione e il Prêt-à-Porter.

4 Febbraio 2021

ITALIAN CRAF LAB

Italian Craf Lab nasce nel settembre del 2020 dall’unione di due eccellenze del panorama tessile pratese .

A dar vita a questo progetto sono Stefano Biagini titolare dello STUDIO AZZERO e Luigi Tanini titolare dello studio TEN AGENCY.

Il progetto nasce dall’esigenza di fornire alla clientela nazionale e internazionale un servizio tessile di consulenze,design,progettazione e logistica a 360°.

Uno staff tecnico altamente specializzato è pronto a rispondere a ogni vostra esigenza.

 

25 Ottobre 2019

L’ecosostenibilità è una questione di attenzione al dettaglio, e per essere totalmente green, quello che serve è una guida all’acquisto

Scegliere di acquistare capi ecosostenibili è il primo passo verso una trasformazione del proprio stile di vita. Il cotone biologico, le fibre etiche, tinture ricavate da erbe… Sono dettagli non trascurabili in questa ritrovata coscienza ambientalista in grado di  farci sentire individui green.

Se Roma non fu costruita in un giorno, lo stesso vale per l’ecosostenibilità

L’emergenza ambientale impone un’attenzione quasi maniacale nella scelta dei prodotti: non basta sapere che il piumino che indossiamo è in nylon riciclato, che le imbottiture in piume d’oca non hanno recato danno al benessere degli animali, o che il sistema di produzione industriale ha ridotto al minimo le emissioni di CO2.

La nostra camicia in cotone bio ci fa sentire a posto con la coscienza? Bene, ma ha il GOTS?
Dalle coltivazioni di cotone agli allevamenti per la lana, via via fino al dettaglio dell’etichettatura di un capo di abbigliamento, nulla sfugge al Global Organic Textile Standard (GOTS), il Vangelo per il biologico nel settore tessile per chi vuole convertirsi alla moda green, che garantisce che il ciclo produttivo rispetti restringenti parametri sia ambientali che etici.

La lista di certificazioni green è lunga, ma forse mai abbastanza e restanno alcuni dubbi
Ritorna il piumino in nylon riciclato, che suscita un moto di gioia nel farci sapere che cannucce e bottiglie di plastica che inquinavano gli oceani ora sono diventati un caldo capo di outerwear. C’è però un ‘ma’ che getta un’ombra su questo raggio di pseudo ecosostenibilità, e si comincia “a sentire di nuovo un po’ di freddo”. L’imbottitura è certificata dalla Responsible Down Standard (RDS), rassicurando che non si è nuociuto al benessere degli animali per ottenere le piume? E si prosegue…Tutto quello che si indossa sotto la giacca ha la certificazione del Global Recycle Standard (GRS)? Hanno i nostri maglioni, t-shirt, pantaloni e quant’altro, una quantità di materiale riciclato che abbia una risonanza ambientale abbattendo gli sprechi di materia prima?

ICEA e RWS

Esiste ICEA, istituto indipendente che contribuisce allo sviluppo dell’agricoltura biologica controllando l’attività produttiva delle aziende italiane per garantirne standard ecologici ed etici, e c’è Responsible Wool Standard (RWS), un consorzio che si occupa di garantire gli standard del benessere animale nella produzione della lana.

Tessuti, bottoni, cerniere e imbottiture diventano un potente strumento della cultura green

La mobilitazione per stabilire uno status quo di sostenibilità è grande
Il vantaggio sta nel ricircolo continuo di informazioni che permette a chi acquista di scegliere consapevolmente. Se si hanno la volontà e la pazienza di cercare con attenzione, il mercato della moda offre una vasta scelta di prodotti pensati per non nuocere all’ambiente, e tessuti, bottoni, cerniere e imbottiture, diventano un potente strumento contro l’inquinamento, la distruzione delle risorse e la mancanza di attenzione e cura verso la natura.

Lo standard ecosostenibile del cashmere e del cammello
Molte aziende, in Italia e all’estero, stanno impiantando la loro produzione su queste basi, cercando di creare un terreno fertile alla nascita e crescita di una moda sostenibile. Tra queste, spicca quelle entrata a far parte del Cashmere and Camel Hair Manufacturing Institute (CCMI), un organo di controllo della produzione di capi in cashmere e pelo di cammello, che si occupa di mantenere alti standard qualitativi senza in alcun modo minare la salute o il benessere degli animali, dei territori e delle popolazioni coinvolte nella produzione.

6 Luglio 2018

STUDIO AZZERO A MILANO UNICA

STUDIO AZZERO A MILANO UNICA

Milano 10, 11, 12 Luglio

Milano Unica offre la migliore visibilità internazionale al mondo tessile in un contesto altamente qualificato in linea con la qualità dei prodotti.

20 Febbraio 2018

STUDIO AZZERO A FILO

Studio Azzero a FILO

Filo è la principale fiera internazionale b2b focalizzata sull’eccellenza di filati e fibre per tessitura ortogonale e circolare, per abbigliamento e arredamento.